GIACOMO LEOPARDI
Giacomo Leopardi giunse a Pisa il 9 novembre del 1827 e vi si trattenne fino al 10 giugno del 1828, poco dopo la morte del fratello Luigi, avvenuta nel mese di maggio.
Come riporta Antonio Tabucchi nel testo "Pisa.Dove Leopardi rinacque"[1], "Pisa fu cara a Leopardi ", e il suo soggiorno nella città fu straordinariamente positivo.
La sua soddisfazione è rintracciabile nella celebre lettera che il poeta scrisse alla sorella Paolina il 12 novembre, pochi giorni dopo il suo arrivo in città. Le sue parole forniscono una descrizione quasi tangibile di come fosse l'aspetto di Pisa che gli "piace assai più di quel di Firenze", grazie allo "spettacolo così bello, così ampio, [...]che innamora", dei suoi Lungarni.
Parole vive che dipingono frammenti di una città in cui "in certe ore del giorno è piena di mondo, piena di carrozze e di pedoni" e addirittura " vi si sentono parlare dieci o venti lingue" ; una città in cui "vi brilla un sole bellissimo tra le dorature dei caffè, delle botteghe piene di galanterie e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bell'architettura".
​
Molti elementi concorsero a influire positivamente nell'animo del poeta:il clima mite, il contatto con alcuni intellettuali della città, primo tra i quali Giovanni Rosini, docente di Eloquenza Italiana dell'Ateneo Pisano e protagonista della vita artistico-letteraria e sociale cittadina.[2] L'ambiente cosmopolita e intellettuale, favorito dalla presenza dell'antica Università, ma anche la cordialità e schiettezza, riscontrata dalla frequentazione di persone comuni, in particolare con la famiglia Soderini e Teresa Lucignaini[3], piacquero molto a Leopardi e lo aiutarono a superare un periodo di inerzia creativa e sconsolatezza che lo affliggeva ormai da tempo.
Furono proprio questi mesi pisani a provocare al poeta quella rinascita interiore, di cui ne giovò il suo animo di uomo e il suo animo di grande poeta. Infatti le passeggiate lungo la strada "deliziosa" in cui alloggiava, gli concedevano di "sognare ad occhi aperti" tanto da rendersi conto di esser tornato "al buon tempo antico" in materia di immaginazione.[4]
A Pisa dunque rinacque a nuova vita, quella "vita del cuore" (come egli stesso la chiamò), che lo condusse alle sue composizioni poetiche più mirabili[5]:Scherzo, Il Risorgimento (consapevole di quel risorgimento dell'animo)e A Silvia.
​
Testimone fisico di queste composizioni, fu un appartamento di palazzotto Comandoli, in via della Faggiola, che Leopardi prese a pensione dalla famiglia di Giuseppe Soderini. Questi, soprannominato Nocciolo, era un impiegato dello studio legale Morosoli e durante la stagione teatrale, "bigliettinaio" al Teatro dei Ravvivati (oggi Teatro Ernesto Rossi)[6].
Della sua abitazione pisana resta testimonianza in un passo della già citata lettera del 12 novembre alla sorella Paolina, in cui descrive la sua "camera a ponente, che guarda sopra un grand'orto, con uan grande apertura, tanto che si arriva a vedere l'orizzonte".
Palazzo Comandoli, pur non presentando aspetti architettonicamente rilevanti, conserva un importante significato per la letteratura italiana; passeggiando ancora oggi per via della Faggiola è possibile ammirare sulla facciata la lapide commemorativa, posta nel giugno del 1880 per volere del professor Alessandro D'Ancona: "[..]qui dimorò Giacomo Leopardi e qui tornando ai dolci ricordi della giovinezza il canto A Silvia compose [...]".
Le stanze che ospitarono Leopardi, oggi sono occupate da alcuni laboratori informatici della Scuola Normale Superiore.
[1] Cfr. Saggio presente nel libro di Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi, 2010, Feltrinelli
[2] A.Panajia, Il soggiorno dei conti Leopardi al sole dei Lungarni pisani"pp.255-260 in Le dimore di Pisa. L'arte di abitare di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, 2010 - E.Daniele (a cura di)
[3] Leopardi fu a pensione presso la famiglia Soderini , composta dal capofamiglia Giuseppe, la moglie Anna e la cognata Teresa Lucignaini. Su Teresa Lucignaini e la famiglia Soderini si veda A.Panaija Via della Faggiola, 1997, pp-56-61
[4] Lettera alla sorella Paolina del 25 febbraio 1828
[5] A.Tabucchi, Pisa.Dove Leopardi rinacque, in Viaggi e altri viaggi, 2010, Feltrinelli
[6] A.Panajia, Il soggiorno dei conti Leopardi al sole dei Lungarni pisani pp.255-260 in Le dimore di Pisa. L'arte di abitare di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, 2010 - E.Daniele (a cura di)