PALAZZO GAMBACORTI

Palazzo Gambacorti, oggi prestigiosa sede del Comune di Pisa, è situato sul Lungarno omonimo ed è composto da più corpi edilizi di origine medievale.
La costruzione del palazzo risale alla seconda metà del XIV secolo, per volere della famiglia mercantile dei Gambacorti, che pochi anni prima, precisamente nel 1328 si era divisa in due rami collaterali.
Durante il XIII secolo i Gambacorti avevano consolidato le loro proprietà immobiliari nel quartiere occidentale di Kinzica, in questa occasione di spartizione dei beni al ramo di Andrea Gambacorti andarono le proprietà nella parte settentrionale della Carraia San Gilio, l'area verso l'Arno, mentre al ramo del fratello Bonaccorso andarono le proprietà nella parte meridionale della Carraia San Gilio, l'attuale corso Italia.[1]
Pietro, figlio di Andrea, avendo già ricoperto il ruolo di Anziano dal 1349 al 1355, decise di dare inizio alla sua carriera politica, riuscendo ad ottenere la Signoria sulla città dal 1370 al 1392. Si apprestava, quindi a divenire la figura più di spicco di questa famiglia pisana.
E' in questo contesto di prestigio personale e politico che Pietro volle costruire un palazzo per imprimere nella città tutta l'importanza della propria famiglia.
Il luogo in cui doveva sorgere il palazzo è indicato dallo stesso Pietro "Posto in Pisa in la cappella di San Sebastiano". La scelta fu ragionata e pianificata poiché in quell'area si trovavano riunite le antiche proprietà immobiliari della famiglia ma soprattutto la rilevante posizione che il palazzo avrebbe assunto, situandosi in maniera dominante a capo del Ponte di Mezzo.
Un documento del 1386, lo descrive come Il palazzo novo e casa nova dei Gambacorti. Purtroppo non sono pervenute altre fonti[2] riguardanti le vicende di costruzione del palazzo, quindi la data precisa dell'edificazione è incerta, ma comunque inscrivibile nel periodo in cui Pietro ottenne la Signoria sulla città.
Lo studioso Fabio Redi ritiene che il disegno del palazzo novo di Pietro, possa essere attribuito a Tommaso Pisano poichè il palazzo presenta forti analogie formali e compositive con la cella campanaria della Torre di Pisa e rimandi formali fra le protomi antropomorfe dei quattro capitelli della loggia, su colonne, del pian terreno con altre sculture coeve, della taglia dei figli di Andrea Pisano e di Lupo di Francesco o Giovanni di Balduccio.[4]
Rispetto alle tipologie dominanti a Pisa, questo palazzo conserva ancora oggi un'immagine di eccezionalità tipologica e di novità formale, caratteristiche che fecero del palazzo uno strumento di propaganda politica per il suo committente.
La novità del palazzo e il suo rimando aulico come citazione antiquaria della Romanitas della prima fase comunale, furono assunti da Pietro come segno della sua preminenza politica e signorile.[5] Il potere di Pietro, seppur impresso saldamente nel tessuto urbano pisano, era destinato ad una breve durata.
Nel primo quarto del XV secolo, il tessuto urbano di Pisa subì una mutazione in quanto gli spazi per la vita amministrativa e politica tesero ad accentrarsi verso il Ponte.
Le vicende del palazzo si intrecciano con le mutate esigenze politiche.[7]
Fino al 1429 il palazzo risultava essere ancora di proprietà della famiglia, in questo anno però Lorenzo Gambacorti, erede del ramo di Pietro e residente a Firenze, stipulò un contratto di affitto con la Signoria di Firenze, che vi trasferì la sede degli Uffici della Dogana e della Magistratura dei Consoli del Mare.
Da quel momento Palazzo Gambacorti cessò di essere una dimora privata, per ospitare fino ai nostri giorni funzioni pubbliche e civili, ma nella memoria dei contemporanei continuava ad essere associato alla figura di Pietro.
Alla morte di Lorenzo, la moglie Selvaggia Salviati, lasciò il palazzo in eredità al fratello Giovanni Salviati, cittadino fiorentino, il quale lo cedette nel 1553 a Filippo del Tignoso, cittadino pisano.Il palazzo continuò per tutto il XVI secolo ad ospitare la sede della magistratura dei Consoli del Mare e degli Uffici della Dogana.
Nel 1605 la costruzione dell'attigua Loggia dei Banchi su disegno di Buontalenti, fu l'occasione per la valorizzazione complessiva della riva sinistra, e quindi del palazzo Gambacorti. Gli interventi di restauro che interessarono l'edificio furono a scopo funzionale, vista l'esigenza di far convivere due magistrature nello stesso edificio.
Un nuovo e definitivo passaggio si verificò nel 1689:l'acquirente in questione era il Granduca Cosimo II de Medici che destinò il palazzo a sede dei Priori della città di Pisa, mentre le sede degli uffici dei Consoli del Mare venne trasferita in via S.Martino. L'episodio segnò quindi il momento in cui il palazzo divenne vero e proprio centro amministrativo comunale.
In occasione venne realizzato il nuovo scalone di accesso al primo piano, e la nuova sede dei Priori venne riccamente decorata con gli affreschi dell'Allegoria di Pisa che rende omaggio a San Ranieri dei Melani (1718-25). Le pareti della sala detta delle Baleari vennero decorate con affreschi quali La conquista delle Baleari e La presa della Sardegna di Giacomo Fardella (1693) e La Presa di Gerusalemme di Pier Dandini (1693).[9]
Nel 1620 venne eretto il corpo ad est, subito adibito a teatro delle Commedie istituito dagli Accademici Lunatici, primo teatro pubblico di Pisa. Per tutto il Seicento il teatro offriva spettacoli per l'evasione temporanea alla concretezza della miseria, incoraggiati fortemente dalla corte granducale.[10]
Nel 1733 il teatro ottenne l'uso esclusivo del vasto salone dei Consoli, estendendo la sua sede lungo tutta la facciata. Il teatro proseguì il suo successo anche durante l'epoca lorenese, ma a causa dell'insufficienza spaziale della sala, nel 1772 venne smantellato e trasferito in piazza San Nicola.
Il corpo di fabbrica che lo ospitava venne ristrutturato per ospitare i quartieri dei Cancellieri, nell'ambito di un più vasto sistema di riorganizzazione funzionale degli spazi.
Negli anni 1862-1863 l'intero complesso venne restaurato dagli architetti Gaetano Niccolai e Michele Cervelli, per ospitare la sede dell'Archivio di Stato.
Il restauro intendeva riportare l'edificio al suo presunto aspetto originario in stile gotico.I progettisti rievocarono così il periodo artistico-culturale della Repubblica Pisana, cancellando le diverse sovrapposizioni legate al periodo mediceo.
Agli inizi del '900 con il trasferimento dell'Archivio in palazzo Toscanelli, il Comune si riappropriò dei locali del palazzo e da allora ospita esclusivamente la sede dell'Amministrazione comunale.
[1] D.Stiaffini, Le vicende della proprietà immobiliare attraverso i documenti dal XIV al XVIII secolo, p.127, in Palazzo Gambacorti a Pisa.Un restauro in cantiere, Roberto Pasqualetti (a cura di), 1998
[2] Cfr.La studiosa Stiaffini afferma di non aver trovato alcun documento riguardante il Palazzo Gambacorti sul Lungarno. Non hanno fornito esito ricerche presso l'Archivio della Certosa di Calci che invece conserva una ricca documentazione per gli edifici fatti costruire dall'atro ramo dei Gambacorti, ne ricerche tramite un sondaggio sulla documentazione notarile pisana e fiorentina della seconda metà del XIV sec, conservata nel Fondo Notarile Antecosimiano presso l'Archivio di Stato di Firenze.Con ogni probabilità, la dispersione dell'archivio familiare fu causata dalla fuga dei superstiti dopo l'uccisione di Pietro.
[3] Per la mancata realizzazione del palazzo che Giovanni Dell'Agnello gli aveva commissionato nella cappella di San Sebastiano in Chinzica, cioè presso il Ponte Vecchio, prima della sua cacciata da Pisa avvenuta lo stesso anno cfr. Fabio Redi, I palazzi pisani nel Medioevo.Una lettura archeologica e tipologica delle strutture superstiti, pp.37-38, in Le dimore di Pisa. L'arte di abitare di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, 2010 , E.Daniele (a cura di)
[4] F.Redi, I palazzi pisani nel Medioevo.Una lettura archeologica e tipologica delle strutture superstiti, pp.37-38, in Le dimore di Pisa. L'arte di abitare di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, 2010 , E.Daniele (a cura di)
[5] F.Redi, Il complesso Gambacorti-Mosca dei Palazzi comunali di Pisa nel Medioevo, p.148, in Palazzo Gambacorti a Pisa.Un restauro in cantiere, Roberto Pasqualetti (a cura di), 1998
[7] D.Stiaffini, Le vicende della proprietà immobiliare attraverso i documenti dal XIV al XVIII secolo, p.130, in Palazzo Gambacorti a Pisa.Un restauro in cantiere, Roberto Pasqualetti (a cura di), 1998
[8] Questi atti riguardano le registrazione del canone annuo di affitto corrisposto dalla Signoria di Firenze negli anni 1446, 1447, 1449 a Lorenzo e il 18 giugno 1450 a Prete Bartolomeo Baldi, cappellano del Duomo di Pisa, procuratore degli eredi del defunto Lorenzo Gambacorta, cfr. D.Stiaffini, Le vicende della proprietà immobiliare attraverso i documenti dal XIV al XVIII secolo, p.130, in in Palazzo Gambacorti a Pisa.Un restauro in cantiere, Roberto Pasqualetti (a cura di), 1998
[9] A.Panajia, Palazzo Gambacorti, poi dei Priori, oggi Comunale, p.262, in I palazzi di Pisa nel manoscritto di Girolamo Camici Roncioni (2004), ETS
[10] E.Karwacka Codini, Palazzo Gambacorti dal periodo mediceo all'Ottocento.Il primo palazzo pubblico di Pisa, p.168 in Palazzo Gambacorti a Pisa.Un restauro in cantiere, 1998, Roberto Pasqualetti (a cura di)