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UN PO' DI STORIA

LE ORIGINI: DAI PRIMI INSEDIAMENTI FINO AL XIII SECOLO

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La città di Pisa nacque, inizialmente, come porto fluviale etrusco, intorno alla metà del VI secolo a.C. L’ambiente geografico e naturale in cui si sviluppò Pisa era completamente diverso da quello attuale. La città sorse in prossimità della confluenza delle foci dei fiumi Arno e Auser, ai margini di una vasta area lagunare e palustre, che giungeva fin quasi ai piedi del Monte Pisano[1]. Il dominio Etrusco arrecò a Pisa alcune conseguenze vantaggiose. Furono, infatti, quest’ultimi a far fiorire la città come centro artigianale e di produzione di manufatti. La fortuna di Pisa è stata, da sempre, la navigabilità dell’Arno e la vicinanza al mare[2]. La ricchezza e la potenza della città, iniziarono a declinare verso il III secolo a.C., quando non riuscì più a fronteggiare gli attacchi, via terra e via mare, dei Liguri. Pisa cercò, quindi, la protezione di Roma, diventando prima alleata ed infine colonia romana[3]. I Romani, nella vasta area lagunare che cingeva l’area ad occidente della città, fondarono il Portus Pisanus (porto di Pisa), ovvero la flotta di Pisa che successivamente sarebbe diventata la grande potenza marinara della città[4]. Tra il VII e il VIII secolo nacque, sulla riva destra dell’Arno “Kinzica”, mentre al di fuori del nucleo romano e altomedievale si sviluppò “Forisportam”. Questi tre nuclei nel 1155 vennero racchiusi dalla cinta muraria[5]. Grazie al porto la città iniziò ad attrarre mercanti da tutto il Mediterraneo, diventando, tra l’XI e il XII secolo, Repubblica Marinara[6]. Inizia così un periodo di splendore e fioritura per la città. La forza economica della Repubblica rafforzò l’antagonismo con le città rivali, in particolar modo con Genova.  La fine del XII secolo fu caratterizzata da una crescente discordia tra le famiglie dell’aristocrazia pisana. Questa rivalità che proseguì per altri due decenni, si intrecciò con le vicende belliche che vedevano protagonisti le due fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. Pisa si schierò dalla parte dei Ghibellini, i quali però ebbero la peggio. Inoltre nel 1280 le tensioni con Genova si inasprirono di nuovo. Il 6 agosto 1284 arrivarono allo scontro finale[7] dove Pisa venne duramente sconfitta. Il consiglio degli Anziani, vista la situazione, decise, di conferire la carica di Podestà al conte Ugolino della Gherardesca[8]. La fiducia dei Pisani nei suoi confronti era molto incerta soprattutto per la condotta che aveva tenuto durante la battaglia di Meloria, quando aveva preferito lasciare la sua piccola squadra di galee a guardia del porto piuttosto che guidarla in battaglia. Si formarono quindi contrasti interni che terminarono con l’assalto dei ghibellini al palazzo Comunale, al quale diedero fuoco[9]. È in questo clima e in questo periodo che avvenne il declino della Repubblica marinara di Pisa. Comunque sia il periodo della Repubblica fu un periodo straordinario, soprattutto sotto il profilo culturale e scientifico: si ricorda per l'arte il contributo di Nicola Pisano e degli allievi Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio, per la matematica il grande Leonardo Fibonacci, che ha introdotto in Europa il sistema numerico posizionale indiano[10]. 

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XIV-XV secolo: DAL FERVORE EDILIZIO AL DECLINO DELLA CITTA'

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Il XIII secolo fu per Pisa un periodo caratterizzato da una serie di tensioni sia interne che esterne, ma non fu un periodo di totale declino e decadenza[11]; dal punto di vista economico la città conobbe, al contrario, un notevole investimento di capitali nell’edilizia ed una riorganizzazione dei propri commerci verso nuove direttrici. Molte famiglie[12] pisane, che nei secoli precedenti si erano arricchite con le imprese marittime, nel Trecento, investirono nell’agricoltura, la quale divenne un settore sempre più appetibile[13]. In questo periodo i più illustri esponenti del ceto mercantile si dotarono di adeguate sedi di rappresentanza; spesso essi furono anche promotori e finanziatori di opere pubbliche e di edifici di culto. La zona del Ponte vecchio fu il fulcro di questa intensa attività di rinnovamento edilizio, per cui fu soggetto ad una serie di radicali trasformazioni. In molti casi le vecchie tipologie abitative vennero trasformate in “domus”, sistemazione più comode con stanze di maggiore ampiezza. In alcuni casi apparvero anche esempi di veri e propri palazzi, come la residenza degli Astai (palazzo Agostini) e i due edifici di proprietà dei Gambacorta[14]. Nella seconda metà del Trecento Giovanni Acuto tentò di attaccare Firenze, senza però riuscire ad espugnarla. L’attacco da parte di Pisa istigò i fiorentini ad attaccare l’antica repubblica marinara, attacco che si concretizzò con la famosa battaglia di Cascina[15] e con la conseguente sconfitta pisana. Il 9 ottobre 1406 i fiorentini riuscirono ad impossessarsi della città[16]. È con l’occupazione fiorentina che iniziò, per la città, un periodo di forte recessione e di instabilità politica.

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XVI-XVII SECOLO: L'EPOCA DELLA RINASCITA

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La rinascita della città avvenne durante il XVI secolo. Nel 1533 Alessandro de’ Medici si proclamò Duca e sotto il suo ducato la città ottenne molti vantaggi: la ripresa del commercio, delle industrie e la nascita dell’Università[17]. Ma è soprattutto grazie a Cosimo I de’ Medici[18], che era solito trascorrere lunghi periodi nella città, se Pisa rifiorì. Con il Duca iniziarono una serie di importanti opere di bonifica, facilitazioni fiscali e giudiziarie che avevano come obiettivo il ripopolamento demografico. Inoltre si impegnò a cambiare l’aspetto della città: sui lungarni furono edificati le residenze signorili, fra cui il Palazzo Reale, e furono concepite bellissime opere come la Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri e Piazza dei Cavalieri. Questa politica di sviluppo proseguì anche sotto Francesco I e Ferdinando I, quest’ultimo, in particolare, fece realizzare il Canale dei Navicelli e le Logge dei Banchi[19]. Fu così che sotto il dominio dei Medici iniziò, per Pisa un periodo di relativa tranquillità[20]. Nel 1600 nuove sciagure colpirono la città, tra queste la peste, l’incendio del duomo e il crollo dell’unico ponte che congiungeva le due rive dell’Arno (il Pontevecchio), eventi che rimisero a dura prova Pisa. 

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L'IMPORTANZA DEI LUNGARNI

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A partire dal XI secolo il baricentro urbano si spostò a sud e più precisamente sui Lungarni, i quali divennero il vero cuore economico e culturale della città[21]. Non fu a caso infatti che le mura, realizzate nel 1155, abbiano inglobato anche Kinzica, l’abitato urbano sviluppatosi nei secoli precedenti sulla riva destra dell’Arno. L’Arno con i suoi numerosissimi approdi e scalette era un asse commerciale funzionale alla distribuzione di merci e prodotti nell’entroterra toscano. Quindi, inizialmente era, soprattutto, una scelta strategica, e non solo un sfoggio di ricchezza ed eleganze come, al contrario, avvenne nell’epoca moderna. Gli eventi storici e politici lasciarono tracce tangibili e durature sul volto di Pisa. Basti pensare a ciò che avvenne ai possedimenti del Conte Ugolino della Gherardesca quando fu accusato di tradimento (la cancellazione fisica e materiale delle abitazioni dei Gherardesca, il luogo fu interdetto alla costruzione; tutt’oggi nell’area non sorge nessun fabbricato, ma il giardino del Palazzo dei Fiumi e Fossi). Il Lungarno fu anche il teatro dell’ascesa di un’altra famiglia pisana, i Gambacorta. Sull’Arno i Gambacorta costruirono, intorno al 1370, il loro palazzo, sull’Arno fecero ricostruire, nel 1383, il Ponte Vecchio e sull’Arno, nel 1392, trovarono la morte per mano dei seguici di Iacopo d’Appiano. Anche la fine della Repubblica non diminuì l’importanza del Lungarno. Superata la crisi della prima metà del Quattrocento, le sponde del fiume diventarono ancora una volta il luogo privilegiato dei ceti dirigenti della città per costruire le proprie dimore e risiedere. Nell’Ottocento i Toscanelli acquistarono sul Lungarno un grande palazzo, fino ad allora di proprietà dei Lanfranchi[22].

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XVIII – XX SECOLO: DAI LORENA ALL' ETA' CONTEMPORANEA

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Il 22 giugno 1737 le truppe austriache entrarono da porta Nuova. Questo evento segnò l’inizio di un nuovo ciclo della storia pisana[23]. La Reggenza lorenese trovò in Pisa una situazione giudicata deplorevole. Pietro Leopoldo, arrivato in Toscana nel 1766, pose l’attenzione soprattutto ai problemi del territorio pisano, che erano stati trascurati sotto gli ultimi Medici.  In particolar modo vennero effettuati dei lavori al tratto urbano dell’Arno (restauro delle sponde, sostituzione di molti scali) con l’obbiettivo di dare alle sponde del fiume un profilo più uniforme e regolare. Altre iniziative leopoldine riguardarono la piazza di Banchi, dove venne installato la nuova residenza dei Consoli del mare a pianterreno dell’appendice del palazzo Gambacorti, e palazzo pretorio dove venne eretto, nel 1785, la nuova torre civica e su di essa posto l’orologio pubblico. Durante l’epoca napoleonica (1809-1814) ebbe particolare interesse la politica delle arti, finalizzata al recupero e alla conservazione di opere che altrimenti sarebbero andate disperse. In questi anni, per volere di Napoleone, venne fondata la famosa Scuola Normale. Dopo la breve invasione napoleonica, il potere tornò in mano ai Lorena, i quali realizzarono, nel 1846, la rete ferroviaria Lucca- Pisa; elemento fondamentale sia per la comunicazione che per il commercio in Toscana. I moti risorgimentali videro una partecipazione attiva di Pisa, dove si trasferì lo stesso Mazzini che vi rimase fino alla sua morte nel 1872[24]. Durante il secondo conflitto mondiale Pisa fu pesantemente bombardata dall’aviazione degli USA, con interi quartieri rasi al suolo e provocando la perdita di opere d’arte uniche. All’inizio del XX secolo la città iniziò ad espandersi a macchia d’olio e ad accrescere le sue dimensione anche oltre la città antica. Dunque dalla metà del XX secolo l’attenzione si spostò soprattutto nell’area periferiche della città ed in particolar modo si iniziò ad affrontare il problema del rapporto fra la città vecchia e la nuova periferia[25]; questione che ancora oggi è molto centrale e dibattuta.

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[1] O.Banti, Breve storia di Pisa: dalle origini dell'età moderna, Ospedaletto Pacini, Pisa, 1989, p.10.

[2] http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html.

[3http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html.

[4] E. Tolaini, Le città nella storia d'Italia. Pisa, Laterza, Roma-Bari, 1992, p.12.

[5http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html.

[6] "Poco dopo il Mille durante il Medioevo, Pisa viene menzionata fra le quattro Repubbliche Marinare d'Italia insieme ad Amalfi", http://www.pisacentro.com/storia-di-pisa/. 

[7] Battaglia della Meloria, M. Berretta, L'area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV-XV secolo). Un tentativo di ricostruzione in 3D, Tesi di Dottorato, 2012, p.35.

[8I della Gherardesca erano una delle più illustre e antiche casate di Pisa. Il conte Ugolino venne escluso dal governo della Repubblica per la sua appartenenza alla fazione guelfa. Ma i buoni rapporti della famiglia della Gherardesca con il pontefice e la nobiltà guelfa della toscana, potevano rivelarsi preziosi, M. Berretta, op. cit., p. 39-40 

[9“le case torri di proprietà dei Gherardesca che si trovavano in Kinzica, sulla riva dell’Arno che oggi fa parte del quartiere di San Martino, furono saccheggiate e completamente rase al suolo; si stabilì che in quel luogo non si costruisse nessun nuovo edificio e che lo spazio vuoto restasse a monito per le generazioni future. In effetti tale divieto fu sempre rispettato: ancora oggi l’isolato al civico numero 19 di Lungarno Galilei è l’unico appezzamento affacciato sul fiume dove non sorgono costruzioni”. L’area attualmente è occupata dal giardino dell’ente fiumi e fossi, il palazzo sorge in posizione arretrata, a circa trenta metri di distanza dal lungarno., M. Berretta, op. cit., p. 42. 

[10http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html#14th-century.

[11] M. Tangheroni, "Sull’economia pisana del Trecento", Politica, commercio, agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa, 1973. 

[12Rappresentativi sono i casi di Cecco Agliata e Mosca da San Gimignano che attorno al 1330 abbandonarono il commercio marittimo e comprarono terre e case, M. Berretta, op. cit., p. 56.

[13] M. Tangheroni, "Sull’economia pisana del Trecento", Politica, commercio, agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa, 1973, pp.141-142.

[14M. Berretta, op. cit., pp. 56-57.

[15Battaglia raffigurata anche da Michelangelo nell’affresco “Battaglia di Cascina”.

[16Gino Capponi corruppe, con 50.000 fiorini, il capitano del popolo Giovanni Gambacorta, che fece aprire le porte di San Marco. 

[17http://www.pisacentro.com/storia-di-pisa/.

[18Il motivo per cui Cosimo I trascorreva del tempo a Pisa era per allontanarsi dal clima più duro, in senso politico, di Firenze, http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html.

[19Ibidem.

[20Nel 1509, infatti, i Medici abbandonarono il porto in favore del nuovo porto di Livorno. Il porto di Pisa venne gradualmente interrato poiché, a causa dei detriti trasporti dall’Arno era diventato impraticabile agli attracchi. 

[21]G. Garzella e F. Andreazzoli, “Tra Medioevo ed età moderna: una città in trasformazione. Materiali, maestranze e modi di abitare” in Le dimore di Pisa. L’arte di abitare i palazzi di una antica repubblica Marinara dal Medioevo all’unità d’Italia, a cura di E. Daniela, Pisa, 2010, pp. 21-24.

[22L’edificio nel XX secolo è divenuto sede dell’Archivio di Stato,  A. Panajia - A. Melis, I palazzi di Pisa nel manoscritto di Girolamo Camici Roncioni, Pisa, 2004, pp. 131-132. 

[23E. Tolaini, op.cit., p. 129.

[24http://www.aboutpisa.info/it/storia-di-pisa.html#14th-century. 

[25E. Tolaini, op. cit., p. 168.

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Rappresentazione in 3D di Pisa medievale. Video tratto dalla tesi di dottorato di Michele Berretta

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