PALAZZO GIULI (BLU)




Così come molti palazzi e complessi del centro storico pisano, quello che occupa l'intero isolato fra Lungarno Gambacorti, via Toselli, via delle Belle Donne e piazza dei Facchini vede la sua origine secoli fa, ed è il frutto di ricostruzioni, distruzioni, modifiche architettoniche e di uso da parte di una lunga serie di proprietari, spesso appartenenti alle più potenti e illustri famiglie cittadine. Il palazzo è infatti il risultato dalla fusione di una trentina corpi di fabbrica divisi in due stecche da un vicolo (via del Cappello) e sorge sulla riva sinistra dell’Arno nei pressi della chiesa di Santa Cristina. La chiesa sottolineava il ruolo primario dell’area d’Oltrarno (poi denominata Kinzica) probabilmente attraversata dalla via Aemilia Scauri (103 a.C., via San Martino e via Toselli).
Già nell'VIII secolo, attorno alla chiesa precedentemente citata, si hanno tracce di questo insediamento con le forme di un borgo rurale, nei pressi dell'unico ponte che permetteva l'accesso nella città dalla parte sud dell'Arno. Due sono i ritrovamenti utili alla ricostruzione storica delle vicende del palazzo durante una delle ultime operazioni di restauro: la pavimentazione della via, a sestini di cotto posti a lisca di pesce, databili intorno al XII secolo e una possente struttura muraria, facente parte di una torre difensiva, con la caratteristica apertura ad arco ogivale, realizzata in pietra verrucana e databile intorno agli ultimi anni dell'XI secolo.1 Se Pisa è stata definita “città delle Cento torri”2, per il numero di edifici con queste caratteristiche che sorsero intorno al XII secolo, a conferma della potenza economica della città, anche l'isolato si arricchì di case-torri a seguito dell'ingresso ufficiale nel territorio pisano del 1155.
Il primo proprietario di cui si hanno tracce è Giovanni Dell'Agnello, capostipite dell'omonima famiglia ben inserita nel palcoscenico politico ed economico pisano, che nel 1356 unì due case-torri per mezzo di un cavalcavia ottenendo così il nucleo originario del palazzo ancora oggi visibile.
Per circa cento anni, con l'esilio della famiglia Dell'Agnello a causa della dominazione Fiorentina, il palazzo è stato di proprietà della Repubblica di Firenze ed ha subito notevoli trasformazioni sia architettoniche che di destinazione. Nel 1494 torna di proprietà di Giovan Bernardino Dell'Agnello che il 21 giugno 1495 vi ospitò Carlo VIII re di Francia.
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Nel 1509 Pisa cadde di nuovo sotto il dominio Fiorentino e la città visse un periodo di abbandono e incuria che dissestò il delicato assetto idrografico e il territorio circostante, preda di speculazioni da parte degli occupanti. Sarà questo anche un periodo di trasformazioni, soprattutto edilizie, che sul finire del XVI secolo porteranno alla realizzazione di numerosi palazzi signorili secondo uno stile tardo-rinascimentale.3 L'edificio fu venduto prima ai Sancasciano e poi ai Del Testa: “dai Dell’Agnello fu venduto a Cesare di Filippo di Piero Sancasciano che in data 2 marzo 1577 lo cedeva ad Emilio di Cristoforo del Testa del Tignoso per 1.700 scudi d’oro.”4 Si deve proprio alla proprietà di Emilio del Testa la trasformazione da Domus medievale a palazzo tardo-rinascimentale.
Alla morte di Emilio del Testa, alla fine del Seicento, il palazzo passò in eredità ai Venerosi, successivamente agli Agostini che nel 1773 lo cedettero in locazione al Cav. Cesare Studiati, direttore del Collegio Imperiale Greco Russo, per conto dell'Imperatrice Caterina II. Fu proprio in onore della grande stagione artistica russa che il palazzo venne fatto dipingere con la caratteristica colorazione blu, o color dell'aria, applicata ai palazzi pietroburghesi per addolcirne le forme.
Nel 1788 il Palazzo Blu venne venduto dagli Agostini alla famiglia baronale di origine siciliana Del Testa per 3.300 scudi e pochissimi anni dopo fu acquistato da Filippo Bracci Cambini ed a lui si devono numerosi interventi architettonici innovatori: due su tutti, una nuova scala monumentale e la porta della sala delle Grottesche, sovrastata dallo stemma familiare. Passò poi nelle mani del Conte Luigi Archinto, l'autore del giardino retrostante.
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Nel 1864 fu il Conte Domenico di Ferdinando Giuli ad acquistarlo per la cifra di 50.000 lire. Al palazzo fu edificata ed annessa un'altra ala per rendere simmetrica la facciata cinquecentesca. Le modifiche apportate in quegli anni hanno reso la struttura così come si può apprezzare oggi. Internamente, ogni sala venne restaurata sotto la guida del pittore Nicola Torricini e la fine dei lavori fu seguita da un ballo sontuoso di cui ancora oggi si hanno raffigurazioni.
Il palazzo è rimasto abitato dai Conti Giuli Rosselmini Gualandi fino al 2001 quando è stato acquistato dalla Fondazione Pisa che per farne la propria sede e realizzare al suo interno un centro di attività culturali ed espositive.
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2“Città delle cento torri” è un appellativo posseduto da molte città il cui aspetto è o è stato caratterizzato dalla presenza di numerose antiche torri, per lo più gentilizie (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. “Città delle cento torri” 30 gennaio 2017)
3“Palazzi storici pisani, la dimora dei conti Giuli, Vicissitudini di un palazzo testimone delle vicende politiche e sociali pisane per oltre un millennio” © TuttoMondo ottobre 2015, Enzo Lamassa
4Fondazione Pisa, Restauro di Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi, Copyright 2017 Fondazione Pisa