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GIARDINI NASCOSTI

Palazzo Franchetti
Via San Martino, 58
Palazzo Agostini
Lungarno Pacinotti, 28
Palazzo Ruschi
Via San Francesco, 47
Palazzo Lanfranchi
Lungarno Galilei, 9

La nascita e la storia del giardino sono fortemente legate alle diverse fasi culturali che hanno attraversato l'umanità, in quanto si caratterizza come il luogo dell’incontro tra natura ed artefatto, l'idealizzazione che ha sempre dato l'uomo al concetto di natura. “L’uomo, è stato scritto, nasce in un giardino. Tutte le leggende collocano il luogo d’origine dell’umanità in un recinto protetto, nel grembo materno che custodisce la vita“1 (Pierre Grimal). Da questa concezione si sono sviluppati, in ogni regione del globo, i modelli più disparati di sistemazione del verde ornamentale influenzati dalle diverse correnti culturali che li hanno prodotti.

Giulio Carlo Argan2 definiva il giardino una “sistemazione artificiosa, secondo moduli geometrici o fantastici, di terreni coltivati, allo scopo di ottenere un risultato prettamente estetico”. In questo senso, possiamo dire che rappresenta un terreno coltivato senza scopo produttivo, nel quale l’uomo, isolato dal resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura: riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Da non sottovalutare sono senz'altro il legame con l’edificio, di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all’aperto, e l’esistenza di un disegno spesso geometrico, facilmente rappresentabile. Quest’ultima caratteristica, la figurabilità, permette di conoscere i giardini del passato attraverso le descrizioni, i dipinti, le stampe d’epoca arrivati fino a noi.

Dietro alle forme si nascondono sempre significati simbolici associati da ogni religione. Nel suo insieme è simbolo del Paradiso e del Cielo e rievocazione del paradiso perduto; le piante rappresentano personificazioni divine, poteri magici, virtù, aspirazioni e sentimenti umani; la presenza dell’acqua evoca il fluire ed il rinnovarsi della vita in senso materiale e spirituale; etc.

Nella città medievale, sul retro delle case, sorgevano angusti orti in cui si coltivavano, in ordinati riquadri, erbe aromatiche, generi di prima necessità, a volte anche vigneti e frutteti. Sono giardini delimitati da un muro di cinta, che racchiudono uno spazio gelosamente chiuso e murato, l’”hortus conclusus”3, il giardino perfetto, dove la natura ritrova l'originaria bellezza della creazione. L'organizzazione di questi spazi, prevalentemente per gli edifici religiosi ma se ne hanno tracce anche nei giardini signorili, si strutturava secondo la regola di San Benedetto.4

 

Al contrario di quello che si può pensare, Pisa è una città ricca di giardini e spazi verdi. “Se guarda in alto, chi si addentra nelle vie del centro urbano non può ignorare il verde che, in più e più luoghi, si intravede, sovrastante alte mura di cinta che lo confinano” (Lucia Tomasi Tongiorgi). Guardando le foto aeree della città ci si rende conto che la tesi della Professoressa Lucia Tomasi Tongiorgi è estremamente coretta: ciò che resta dei lussureggianti orti e giardini, nonostante abbiano subito nel tempo una fortissima contrazione, fornisce uno scenario urbano punteggiato da una fitta rete di piccoli spazi verdi annessi alle dimore.5

I giardini inseriti all'interno del centro urbano vedono le loro origini in epoca medievale, con la già citata disposizione Benedettina, per la quale ad ogni dimora doveva corrispondere un piccolo spazio destinato alle coltivazioni di prima necessità. Le tracce di questi impianti sono rintracciabili tutt'oggi dietro gli alti muri delle abitazioni, sotto forma di orti dismessi e trasformati negli anni in veri e propri giardini. Sono ovviamente di dimensioni più contenute rispetto a quelli monastici, che dovevano far fronte alla sussistenza di un cospicuo numero di religiosi6, ma mantengono ugualmente la forma rettangolare ed alcuni tratti tipici dell'epoca medievale. L'area sistemata in aiuole quadrate o rettangolari di varie dimensioni ha spesso perso parte del suo disegno originario, in seguito a trasformazioni dovute al cambiamento dei gusti collettivi: i classici vialetti in ghiaia rettilinei hanno spesso lasciato il posto a semplici manti erbosi, facendo sopravvivere solo il percorso in asse con l'ingresso dell'abitazione. Alcune volte sono rimaste le piccole fontane o piscine che, in epoche più antiche, servivano per l'irrigazione delle contenute coltivazioni.

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Nell'ambito dei diversi quartieri che suddividono la città di Pisa, il numero delle aree verdi private cambia considerevolmente in funzione dell'evoluzione che ha caratterizzato il relativo tessuto urbano. Osservando le foto aeree si nota immediatamente come nella zona di Tramontana7, che comprende i quartieri di Santa Maria e San Francesco, siano ancora molto presenti. Dall'altra parte dell'Arno, nella zona di Mezzogiorno8, la consistenza dei giardini privati ha subito una considerevole contrazione in seguito ai danni derivanti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale quasi esclusivamente indirizzati ai quartieri di Sant'Antonio e San Martino.

Degna di nota è la tipologia di giardino detta “pensile”, di cui ancora oggi si rintracciano due esempi molto diversi fra loro per genesi e struttura.

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1 L'arte dei giardini, Una breve storia. A cura di Marina Magi, Presentazione di Ippolito Pizzetti, 2005

2 Giulio Carlo Argan: (Torino, 17 maggio 1909 – Roma, 12 novembre 1992) è stato un critico d'arte, politico e docente italiano, primo sindaco non democristiano della Roma repubblicana dal 1976 al 1979. Argan fu dagli anni settanta un esponente di prestigio della Sinistra Indipendente e senatore dal 1983 al 1992 nella IX e X Legislatura. Onorificenze: Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Cultura e dell'Arte, 9 Giugno 1976, Roma.

3 Ovidio Guaita, Ville e giardini storici in Italia, Milano, Electa-Mondadori, 1995, pp 9-13.

4 La Regola dell'Ordine di san Benedetto, o Regola benedettina, in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula, dettata da San Benedetto da Norcia nel 534, consta di un "Prologo" e di settantatré "capitoli". “Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e custodisse” (Gen 2, 15).

5 Giardini Di Pisa: Storia, Conservazione, Progetto. Paul D. Fisher, Vittorio Di Feliciantonio, Edifir, 1998, p. 28

6 Aristo Manghi, La Certosa di Pisa: storia (1366-1866) e descrizione, Pisa, Mariotti, 1911.

7 La Parte di Tramontana è una delle due fazioni del Gioco del Ponte di Pisa. È collocata a nord del fiume Arno ed è suddivisa in sei magistrature. Il motto è “Numquam retrorsum”. Dal 1982 (anno della ripresa del gioco) al 2012 conta 18 vittorie. "Generale" è Marco Vaglini ed il "Luogotenente Generale" è Michele Cazzola.

8 La Parte di Mezzogiorno è una delle due fazioni del Gioco del Ponte di Pisa.È collocata a sud del fiume Arno ed è suddivisa in sei magistrature. Il motto è “Ultra dimidium”. Dal 1982 (anno della ripresa del gioco) al 2011 conta 10 vittorie. Attualmente il “Generale” è Dario Del Punta.

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Scuola di Architettura

Corso di Laurea Magistrale in Pianificazione e Progettazione della Città e del Territorio

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