PALAZZO SALVIATI
Palazzo Salviati si trova tra via San Martino e via Kinzica de’ Sismondi. Il palazzo, come si vede dagli stemmi trecenteschi che adornano la facciata, era stato in precedenza di proprietà de Ciampolini, ricchissimi mercanti pisani. Nel catasto del 1480 il palazzo appare intestato interamente alla famiglia Salviati. A questa data la proprietà risulta indivisa tra Giovanni e Averardo di Alemanno e Piero e Giuliano Salviati, loro nipoti. L’edificio era appartenuto a due terzi ad Alemanni del cavalier Jacopo Salviati, già nel 1440, che lo aveva ottenuto in pegno dai Ciampolini, suoi debitori, rimasti proprietari della terza parte fino al 1472[1]. Il palazzo non fu costruito di ex novo dai mercanti fiorentini, ma è il frutto dell’accorpamento di preesistenti costruzioni medievali; il Palazzo è il frutto dell’aggregazione di strutture di epoche diverse, risalenti al XI-XIII secolo[2]. Nel 1472, quando i Salviati entrarono nel totale possesso del palazzo di via S. Martino, vi installarono la sede pisana del loro banco (poiché si stavano affermando nella mercatura)[3]. Il palazzo rimase indiviso tra il ramo fiorentino e quello romano della famiglia fino al 1545, quando si procedette alla divisione tra Averando e Antonio da un lato e gli eredi di Jacopo di Giovanni dall’altro. Iniziarono così i lavori di ristrutturazione che conferirono all’immobile l’aspetto di palazzo cittadino. Nel 1522 Alemanno di Jacopo vendette la propria parte e quella dei fratelli ad Averardo. Tra il 1590 e il 1954 il palazzo fu rifigurato da Jacopo Piccardi. Ancora oggi sull’architrave di palazzo Salviati è possibile osservare la seguente memoria marmorea: Averardus et Antonius Philippi Salviati facerunt che data al 1954 la costruzione dell’immobile nelle forme attuali[4]. Nel 1794, alla morte del cardinale Gregorio Salviati, ultimo maschio della famiglia, il palazzo di Pisa passò in eredita ad Anna Maria Salviati, unica figlia del fratello del cardinale. Per un “patto di famiglia” i nipoti di Anna, Marco, Antonio, Camillo e Scipione diedero vita a tre famiglie distinte (Borghese, Aldobrandini e Salviati) e l’illustre cognome dei banchieri fiorentini fu continuato da Scipione. Per cui dal 1794 il palazzo divenne di proprietà di Scipione Borghese duca Salviati, alla cui discendenza ancora oggi appartiene. Attualmente il palazzo ospita uffici privati.
Tra gli illustri ospiti di palazzo Borghese vi fu Maria Mancini Colonna, sorella del potente cardinale Giulio Mazzarino. Maria fu moglie, poi divorziata, del principe romano Lorenzo Onofrio Colonna, Gran conestabile di Napoli e Vicerè d’Aragona. La donna fu legata sentimentalmente anche al re luigi XIV (re Sole), il quale voleva sposarla. Ma l’intervento della regina madre, Anna d’Austria (moglie di Luigi XII) fece valere l’orgoglio di una Asburgo dicendo: “Se il re fosse capace di una cosa così indegna, col mio secondogenito mi metterei a capo di una nazione contro il re e contro di voi”. È ipotizzabile che a palazzo Salviati abbiano vissuto, anche se per brevi periodi, anche il principe Camillo Borghese e la moglie Paolina Bonaparte, sorella dell’imperatore dei Francesi. Ciò è plausibile perché alcune cronache mondane dell’epoca testimoniano la presenza dei due coniugi a Pisa[5]
[1] Archivio Salviati, Documenti sui beni immobiliari dei Salviati: palazzi, ville, feudi, pp. 43-44.
[2] A. Panajia, I palazzi di Pisa, p. 202.
[3] Il banco Salviati di pisa: commercio e finanza di una compagnia fiorentina tra il 1438 e il 1489, tesi di Dottorato.
[4] Ibidem.
[5] Ivi, p. 203.
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