
PALAZZO PRINI AULLA
L'edificio ubicato sul lungarno pacinotti,43, è costituito dall'unione di diversi accorpamenti avvenuti in diverse fasi. Nel Cinquecento ci fu una prima fusione di due gruppi di case-torri, che formarono due edifici ben distinti e separati da una strada. La situazione rimase sostanzialmente invariata fino al 1823, quando entrambi i fabbricati furono comprati da Gaetano Prini, erede di una famiglia arricchitasi col commercio e con l’industria della cera e dei vetri, che decise di unire le due dimore acquistando nel 1825, dalla Comunità di Pisa il vicolo di San Giorgio, che divideva i palazzi. Così “il vicolo chiuso da un imponente portale rustico sulla piazzetta S. Giorgio, fu inglobato nel palazzo come unico asse di ingressi e distribuzione in luogo dei tre precedenti; a sinistra fu realizzata la nuova scala di marmo a quattro branche, a destra gli stabili furono parzialmente demoliti per creare un cortile quadrato che desse luce ed aria ai nuovi ambienti, collegati da gallerie di passaggio dove trovarono spazio i servizi igienici e le scale di servizio per la servitù”.
Questo palazzo è frutto dell’intervento di restauro e ampliamento effettuato nel 1834 dall'architetto Alessandro Gherardesca. “I lavori promossi da Gherardesca dotarono il palazzo di una facciata di gusto classicheggiante, disposta su tre livelli e impreziosita da una balconata sulla verticale dell'ingresso.” Questo palazzo, fu proprietà della famiglia Prini-Aulla ma vi abitarono inoltre, personaggi illustri come Giacomo Leopardi, Francois-Xavier de Mastre, Alphonse de Lamartine e fu sede di un importante salotto frequentato tra gli altri dalla figlia di Manzoni, Matilde Manzoni. Furono ospiti della proprietaria Ludomilla Prini, Giuseppe Arconati ed Alessandro Manzoni nel suo soggiorno toscano. Nel 1908 Pietro Gaetano Prini, privo di discendenza, fece testamento in favore del marchese Giuseppe Mazzarosa. Il palazzo è disabitato da almeno 40 anni, abbandono che ha danneggiato affreschi e fregi, a causa delle difficoltà economiche dovute alla crisi e alla stagnazione del mercato immobiliare.
