top of page

PALAZZO ALLA GIORNATA

Palazzo Alla Giornata,  si trova sul Lungarno Pacinotti ed oggi è sede del Rettorato dell'Università di Pisa.La costruzione di questo sontuoso palazzo si deve alla volontà di un'antica famiglia pisana dell'aristrocrazia comunale:i Lanfreducci.

Si trattava di una famiglia aristocratica antica e potente . Nel corso del XII e del XIII, i Lanfreducci, nell'ambito di fissare una propria residenza definitiva, misero in atto una serie di scelte consone al proprio rango con l'occupazione dell'area che faceva parte di varie parrocchie tra cui quella di San Biagio alle Catene[2], su cui la famiglia esercitava i diritti di patronato.

In questo spazio s'addensarono dunque case torri e domus di membri del casato, ai cui piani inferiori fervevano botteghe artigianali e attività commerciali.

Nel 1418 Battista di Bondo Lanfreducci (1388-1465), personaggio di primo piano nella politica di Pisa, entrò in possesso di tutti gli immobili della casata e provvide a riunificare il patrimonio immobiliare. Riunì in un solo grande e maestoso edificio le case torri e la chiesa di San Biagio.

Una torre  venne conservata per mantenere viva l'eredità medievale in cui affondano le radici della storia familiare, ancora oggi percepibile sul retro del palazzo.

Il vero restauratore del casato fu però fra Francesco il Vecchio, Cavaliere di Malta, ricordato come l'artefice del Palazzo Alla Giornata. L'impresa di fra Francesco attribuì al palazzo un'aura di mistero che lo rende ancora oggi, unico e lo distingue dagli altri palazzi pisani. Si tratta dell'enigmatica scritta a caratteri maiuscoli posta sull'architrave dell'ingresso"ALLA GIORNATA", sul cui davanti è appesa una catena di ferro con tre anelli.

Nel 1594 Francesco il Vecchio commissionò la ristrutturazione del palazzo all'architetto fiorentino Cosimo Pugliani, il quale redisse un progetto di un palazzo in stile rinascimentale come gli splendidi palazzi fiorentini. I lavori si conclusero nei primi del XVII con l'ornamento della nuova facciata in marmo di Carrara e pietra verrucana, che con i suoi tratti eleganti e solenni attribuiva la redazione definitiva al complesso edilizio, segno imponente sulla città delle proprietà dei Lanfreducci da oltre tre secoli.[4]

Francesco però non rivelò mai il reale intento della scritta affissa sulla facciata,  e dal giorno della sua morte, avvenuta nel 1614, circolano le più diverse ipotesi e leggende.

Secondo la teoria più accreditata, l'iscrizione venne posta a compimento di un voto espresso da fra Francesco durante la sua prigionia ad Algeri, in seguito alla cattura da parte dei corsari barbareschi, durante l'impresa difensiva del forte S. Elmo a Malta assediato nel 1565.

La catena simboleggerebbe la sua condizione di schiavo durante la prigionia, e il motto alluderebbe al carpe diem latino, a testimoniare la precarietà della vita terrena. Questa storia venne raccontata molte volte nei secoli a venire, finché giunse alle orecchie di Gabriele D'annunzio, il quale trovandola interessante, ne fece l'argomento di una sua poesia[5] contenuta in Alcyone. 

Dopo la morte di Francesco avvenuta nel 1615, i lavori furono portati avanti dai nipoti Alessandro e Francesco il giovane[9];venne realizzata in questi anni la Fontana della Leonessa,  la quale però non è giunta fino a noi,  e lo stemma apposto in facciata.

Alla morte di Francesco il giovane, avvenuta nel 1656, il patrimonio di famiglia venne ereditato dalla nipote di quest'ultimo, Caterina, andata in sposa ad un Lanfranchi. Caterina aggiunse al cognome dei figli[10] il cognome materno dando vita alla nuova casata dei Lanfranchi-Lanfreducci[11]. Le vicende di successione si protrassero fino alla seconda metà del settecento, quando la casata si imparentò con la famiglia degli Upezzinghi. Per tutto l'ottocento il palazzo appartenne alla famiglia degli Upezzinghi, per poi passare in mano ai Rasponi delle Teste di Ravenna.[12]

Nel 1946 il palazzo cessò di essere dimora privata in quanto venne acquistato dall'Ateneo pisano, e in questi anni vennero apportati interventi strutturali consistenti in seguito ai gravi danni subiti dai bombardamenti della guerra.

Nel 1979 il palazzo è divenuto sede ufficiale del Rettorato dell'università di Pisa, e da allora le decisioni importanti riguardanti le attività e il funzionamento dell'antico Ateneo pisano passano dal Palazzo Alla Giornata.[13]

​

 

​

[2] G.Garzella, F.Andreazzoli, Tra medioevo ed età moderna:una città in trasformazione. Materiali, maestranze e modi di abitare, p.23 in Le dimore di Pisa, l'arte di abitare i palazzi di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, Emilia Daniele (a cura di), Alinea Editrice, 2010

 

[4] G.Garzella, F.Andreazzoli, Tra medioevo ed età moderna:una città in trasformazione. Materiali, maestranze e modi di abitare, p.25 in Le dimore di Pisa, l'arte di abitare i palazzi di un'antica Repubblica Marinara dal Medioevo all'Unità d'Italia, Emilia Daniele (a cura di), Alinea Editrice, 2010

[5] G.D'Annunzio, I camelli, 1902, Alcyone

​

[9] F.Pilati, R.Romanelli, Palazzo Alla Giornata:committenze e maestranze nella ristrutturazione seicentesca, p.47 in Il Palazzo alla Giornata. Storia e memoria della sede dellRettorato dell'Università di Pisa, Pisa, 2005

 

[11] F.Pilati, R.Romanelli, Palazzo Alla Giornata:committenze e maestranze nella ristrutturazione seicentesca, p.47 in Il Palazzo alla Giornata. Storia e memoria della sede dellRettorato dell'Università di Pisa, Pisa, 2005

 

[13] M.Marini, M.Sassu in Dentro un palazzo.Storia di una trasformazione, p.109 in in Il Palazzo alla Giornata. Storia e memoria della sede dellRettorato dell'Università di Pisa, Pisa, 2005

© 2023 by Student Personal.
Proudly created with Wix.com

  • Instagram Social Icon
  • Facebook Social Icon
  • Twitter Social Icon
  • Google+ Social Icon

Scuola di Architettura

Corso di Laurea Magistrale in Pianificazione e Progettazione della Città e del Territorio

bottom of page