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PALAZZO TOBLER

Il palazzo, situato sul Lungarno Pacinotti, è conosciuto anche come palazzo Supino o palazzo del duca di Modena o palazzo Ricucchi, nomi delle famiglie che, nel tempo hanno abitato il palazzo. Il palazzo attualmente è un elegante condomino[1]. Esso venne edificato unendo due antiche torri medievali, databili tra la seconda metà dell’XI e la prima metà del XII secolo, separate da un vicolo (Ricucchi), ma collegate superiormente da due grandi archi. Ancora oggi si intravedono i resti dei due archi sopra il portone attuale fra gli stemmi della famiglia Ricucchi e dell’Opera del Duomo[2]. Inizialmente l’immobile appartenne alla famiglia di Primo Ricucchi (appartenenza ancora oggi testimoniata dal piccolo stemma posto sul lato destro della facciata). La famiglia Primo Ricucchi si estinse con la morte di don Guido, il quale nominò suo erede un membro di Casa dal Borgo, Francesco Maria del cav. Giovanni Saladino. Quest’ultimo diede vita alla dinastia dei dal Borgo di Primo Ricucchi. Il matrimonio della figlia di Francesco Maria, con Feliciano Montanelli della Volta, segnò un nuovo passaggio di proprietà. I Montanelli detennero la proprietà dell’immobile finché Giuseppe Stefano non lo vendette, nel 1805, a Maria Beatrice d’Este, consorte dell’Arciduca Ferdinando D’Austria[3]. Da allora al palazzo venne attribuita la denominazione di “Casa del duca di Modena”. Alla morte di Maria Beatrice la proprietà passò al figlio, arciduca Ferdinando d’Austria. Il 5 marzo 1846, l’immobile fu coinvolto in una violenta esplosione, che mandò in frantumi i vetri delle finestre. L’episodio è ricordato anche nelle memorie di Giuseppe Montanelli. Questo ramo degli Asburgo mantenne la proprietà del palazzo sino al 1889. In quegli anni, l’arciduca Francesco Ferdinando si ritrovò, dopo la morte del Kronprinz Rodolfo e di Maria Vetsera a Mayserling, coinvolto nella successione imperiale. Il principe austriaco decise di cedere i beni posseduti nel pisano[4]. Il milionario, Oscar Tobler, divenne proprietario del palazzo di Primo Ricucchi e delle tenute pisane degli Asburgo. Il palazzo Ricucchi restò nel patrimonio Tobler fino al Secondo conflitto mondiale, quando i conti Tadini Buoninsegni (eredi per via femminile di Oscar Tobler), viste le gravi lesione subite dai terribili bombardamenti, lo cedettero ai Supino[5] ed ai Buoncristiani. A causa dei gravi danni subiti durante il periodo bellico, nel 1961 la facciata venne ricostruita con materiali originali, ma l’edificio mantenne poco della sua originaria conformazione. Attualmente il palazzo Supino appartiene alla Scuola Normale Superiore.

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[1] A. Panajia, I palazzi di Pisa, p. 8.

[2] Collana CD guide, Cld e Leadernet, Pisa Case Torri, p. 111. 

[3] Se ne aggiudicò il possesso per contratto il 10 giugno 1805.

[4] A. Panajia, op. cit., p. 8-9.

[5] I Supino arrivarono in Toscana all’inizio dell’età moderna. Essi erano mercanti a Empoli, a Pontedera, nel ghetto di Firenze, a Livorno e a Pisa e dettero, tra l’altro, un importante contributo alla riammissione degli ebrei in Inghilterra nel XVII secolo. Tra l’Ottocento e il Novecento furono protagonisti di carriere di grande rilievo in campo politico, universitario e artistico. In particolare, tra questi, vi erano sicuramente Ignio Benvenuto, storico dell’arte, fondatore del Museo Civico di Pisa e riorganizzatore del Bargello di Firenze e Davide, senatore e rettore dell’Università di Pisa dal 1898 al 1920, http://moked.it/blog/2014/05/05/qui-pisa-la-famiglia-supino-tra-arte-politica-e-diritto/. 

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